COVID 19

Ci ha colti di sorpresa,  impreparati  di fronte all’imprevedibile, all’incontrollabile assoluto. Nel giro di pochi giorni siamo entrati in uno stato di allerta massima. Massima emergenza, mentre arrivavano impietosi i numeri del contagio e dei decessi. Un trauma collettivo aggravato dal livello altissimo di imprevedibilità. Quindi un trauma nel trauma.


Da un giorno all’altro, le nostre vite e le nostre abitudini sono cambiate.
L’obbligo di “Stare a casa”, mantenendo le distanze dai nostri simili. Lasciare andare un familiare, da solo, in ospedale per le cure, forse per non rivederlo mai più. Non poter partecipare ai riti funebri di coloro che abbiamo perduto. Il devastante dolore per la perdita.  Il rischio del contagio, la paura di non poter essere curati, il senso di impotenza e la rabbia. La minaccia della rovina economica. Questi  sono solo alcuni dei vissuti raccolti in questo periodo che possono lasciare un segno disturbante dentro di noi.


Poi la fase 2: un allentamento della minaccia. E la fase 3: il recupero della normalità.
 Sono stati mesi lunghi e il distanziamento sociale  ha lasciato necessariamente un segno, talvolta sorprendentemente positivo. Tanti di noi hanno potuto apprezzare il tempo, i legami familiari, sani sentimenti di solidarietà, di altruismo, di comunità. Oggi, nel lento tentativo di tornare alla normalità, queste sensazioni sono un patrimonio guadagnato.
 Al contrario, alcuni segnali, che ci arrivano da dentro sono ancora di allerta ? Dormire male, fare brutti sogni, sentirci rabbiosi o preoccupati o tristi per tante ore al giorno? O magari percepire che il nostro corpo non sta bene? Forse notare che le nostre abitudini alimentari o di vita sono cambiate negativamente?

In parte sono risposte normali, la coda di ciò che è stato un adeguamento forzato ad una situazione fortemente traumatica. Nel caso continuassero, però, sarebbe utile parlarne con qualcuno al fine di prevenire quello che si chiama Disturbo Post Traumatico da Stress e tornare al benessere.


Che dire, inoltre,  dei bambini e degli adolescenti? Sono la fascia critica della popolazione : i più fragili perché stanno crescendo e certamente quelli che hanno sofferto maggiormente i divieti e l’isolamento. Se osservi, nel loro modo di essere, qualcosa di strano, diverso e persistente, presta attenzione e valuta se chiedere il parere di un esperto. Ricorda che un intervento precoce e tempestivo consente una cura rapida ed efficace!
Consiglio utile per grandi e piccini, per tornare tutti a sorridere e dire: “E’ andato tutto bene”, nonostante tutto.
 

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