La Mia Storia


In realtà ben presto durante il percorso formativo mi accorgo che ciò che mi interessa di più è il funzionamento “umano” in termini di fisiologia e patologia.  Per questo il mio focus di attenzione si rivolge presto verso la diagnostica e successivamente al diploma di laurea acquisisco la specializzazione in Patologia Clinica che mi abilità all’attività diagnostica in laboratorio di analisi cliniche. Di fatto già da alcuni anni lavoro in  ambito laboratoristico, occupandomi di  ”analisi  del sangue”.

Parallelamente, la mia più grande passione personale è legata però ai viaggi,  alla scoperta di nuove culture e di altri scenari naturali, tanto che ogni mio risparmio viene impiegato organizzando almeno un “grande viaggio” all’anno, pensandolo e pianificandolo fin nei minimi dettagli, alla scoperta di contesti di vita altri e di nuove culture. Mi piace, quando sono in viaggio, vivere accanto alle popolazioni locali e avere con la gente uno scambio diretto e genuino. 

Dopo aver viaggiato in molti paesi del centro e sud America, e Asia, giungo in Africa dalla quale rimango fortemente incantata  ma anche turbata in profondità. Visito tante culture africane di diversi paesi e ad ogni ritorno a casa mi porto dietro sensazioni forti di inquietudine, di impotenza e insoddisfazione. A breve tuttavia si realizza un mio grande desiderio: trasferirmi in Africa per il coordinamento di un progetto di sviluppo.

Si tratta di aprire una farmacia nella zona  nord del Mozambico,  a Pemba dove la popolazione locale vive tra le emergenze sanitarie di malaria, infezioni virali, batteriche e da parassiti e non esiste un vero e proprio dispensario farmaceutico. Mi trasferisco nella cittadina e metto mano all’ambizioso progetto ma le difficoltà  che incontro sono molteplici e talvolta mi sembrano insormontabili.  

Tuttavia conosco molte persone fra  i locali che, assunti come collaboratori , mi aiutano e con  il loro prezioso lavoro dopo circa quattro mesi  viene inaugurata la “Farmacia Carlos Lwanga”.

Per me è il raggiungimento di un sogno che mi sembrava prima irrealizzabile, che mi è costato sforzi enormi ma mi ha regalato grandi emozioni e soprattutto una dimensione di condivisione e di umana solidarietà con la popolazione locale. In breve tempo la farmacia diventa un via vai di mamme che mi portano i loro bambini, di anziani, di donne e di uomini  che  arrivano per chiedere una cura a qualche loro malanno, ma in realtà mi raccontano le loro vite di stenti e di lotte contro le malattie, di pericoli e di privazioni. Insegno alle mamme a bollire l’acqua per bere, curo le piaghe ai loro bambini,  ascolto tutti e do loro semplici consigli. 

Mi accorgo che il loro bisogno più grande  è spesso quello di essere visti e ascoltati da qualcuno. Ogni giorno si moltiplica il numero di persone che arrivano ed io mi sento tanto diversa qui rispetto alla vita del laboratorio spesa tra provette e centrifughe. Mi pare che qui la vita sia più essenziale e genuina ed anche i sentimenti siano più immediati. Sento l’ “utilità” anche in piccoli gesti  apparentemente insignificanti. Tuttavia non riesco a fermarmi qui per sempre e torno in Italia dai  miei affetti alla scadenza del mandato.  

Tornata a casa però mi accorgo presto che non riesco più a vivere come prima: mi manca la dimensione umana ed il contatto con la gente; ho bisogno di dare un senso diverso alla mia vita, di comprendere di più le persone, di avvicinarmi a loro in un modo più autentico e allora la seconda laurea in psicologia e la voglia di dedicarmi all’altro con strumenti che non sono più solo quelli biologici, ma sono quelli delle scienze umane, della condivisione,  dell’ empatia  e del contatto relazionale. E’ la sfida a voler comprendere in profondità la mente umana e i delicati meccanismi che la regolano, e non più lo studio del solo cervello. 

Comincio allora a occuparmi delle persone, a vedere le persone e ad ascoltarle e mi accorgo che questo è ciò che voglio  fare. E’ un percorso che diventa sempre più complesso e mi fa mettere in gioco in prima persona ogni giorno ed ogni giorno mi spinge ad approfondimenti e a nuove riflessioni. Scopro anche che il mondo della biologia non è poi così estraneo alle discipline della mente: rappresenta un approccio di studio complementare alla natura umana e quindi è uno strumento ulteriore di indagine. Nel costruttivismo mutuato da Maturana e Varela e sviluppato da autori come Kelly o Guidano, trovo il modello che più fedelmente rappresenta il mio pensiero e che  quotidianamente  cerco di applicare nella pratica clinica.

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