Sto Bene Col Mio SNA (Sistema Nervoso Autonomo)

Poi, quando entriamo in confidenza con esso possiamo imparare a gestirlo per regolare le nostre emozioni quando diventano troppo forti, quando ci assale l’ansia o, all’opposto, quando ci sentiamo vuoti, scarichi e così privi di energie che ci sentiamo  venir meno. Per comprendere un po’ di più su questo argomento di seguito sarà descritto il SNA secondo la Teoria polivagale di Porges

Storia del Sistema Nervoso Autonomo (SNA)

La struttura e la funzionalità del SNA è abbastanza complessa da comprendere ma estremamente importante per capire una serie di comportamenti e reazioni umane e dei mammiferi superiori, quindi non scoraggiatevi se qualcosa sfugge, ma annotatelo e chiedetemi lumi!
Il SNA è quella branca del SNC (Sistema Nervoso Centrale) che provvede alla nostra sopravvivenza in modo automatico e non consapevole.
L’architettura del SNA è rappresentata da fasci di fibre nervose che raggiungono molti distretti del nostro corpo. Ed è costituita da tre parti distinte che normalmente funzionano in modo flessibile e gerarchico.
La prima porzione è quella più antica. Cioè quella che compare prima nella filogenesi. La ritroviamo a partire dai rettili ed è presente con caratteristiche analoghe anche nei  di mammiferi. E’ formata da un fascio di  fibre nervose appartenenti ad un ramo del nervo Vago che dal Midollo Allungato si diparte fino agli organi posti sotto al muscolo Diaframma. Sostanzialmente queste fibre vagali (dette anche Parasimpatiche) raggiungono gli organi intestinali e viscerali e ne coordinano le funzioni indipendentemente dalla nostra volontà. Noi respiriamo o digeriamo anche senza accorgercene! Questo ramo del nervo Vago si dice Dorsale e semplicemente si occupa di tenere in vita l’organismo, a prescindere dal contesto ed in modalità di  funzionamento “minimo cioè spendendo le sole energie per adempiere alle funzioni automatiche obbligate. Le fibre dorso vagali fanno funzionare  stomaco, intestino, ghiandole, reni, ecc.
A seguire nella filogenesi, mano a mano che si affermano altre specie animali soggetti a predazione, si sviluppa un’altra porzione del SNA  che ha una funzione di difesa: si attiva quando si prospetta una minaccia o un pericolo. Tale porzione appartiene alla divisione Simpatica del SNA e serve per predisporre l’organismo verso l’attacco o la fuga, mobilizzando neuro trasmettitori e ormoni come adrenalina e cortisolo che rendono disponibili risorse energetiche atte a organizzare una difesa attiva. L’attivazione del Simpatico implica una risposta velocissima e tendenzialmente piuttosto breve temporalmente ed ha un costo energetico piuttosto elevato. E’ la tipica sensazione di batticuore, sudorazione o bocca secca di quando ci si spaventa per qualcosa che accade intorno o dentro di noi. Queste sensazioni ci predispongono a difenderci e sono dovute all’aumento in circolo proprio di adrenalina e cortisolo, le cui azioni biologiche sono di rendere disponibile velocemente energia per far fronte ad attacco o fuga.
Anche questa via ha due rami distinti di funzionamento. Il primo è  il cosiddetto asse HPA Ipotalamo-ipofisi-surrene ed il secondo è quello della midollare del surrene.
Infine l’ultima porzione del SNA, più recente filogeneticamente, è tipica dei mammiferi superiori ed è costituita da un fascio di fibre vagali parasimpatiche (appartenenti allo stesso nervo Vago incontrato prima)  ma  poste anatomicamente nella parte alta del corpo: cioè a partenza dal Midollo Allungato, un ramo è diretto a testa e viso e l’altro al cuore. Questa parte è la più sofisticata e provvede all’ingaggio sociale, alla co-regolazione reciproca e correla con sensazioni di benessere e buon funzionamento sociale ed emotivo.

Come funziona il SNA

Queste tre porzioni del nostro SNA sono predisposte per un funzionamento flessibile e dinamico e funzionano gerarchicamente in nella nostra vita. Questo significa che comunemente durante la nostra giornata, noi attraversiamo i tre stati in modo armonico e funzionale alla nostra sopravvivenza, perché l’obiettivo è proprio quello di provvedere alla nostra sicurezza /sopravvivenza e garantire il nostro benessere.
Quando ci sentiamo rilassati, al sicuro e senza preoccupazioni, facilmente ci troviamo in una modalità di funzionamento Ventro vagale. Ci sentiamo disponibili al contatto con i nostri simili, all’ingaggio sociale, al buonumore, alla prossimità con l’altro, al benessere. Ci accorgiamo anche di piccole sfumature facciali di chi sta con noi e facilmente entriamo in empatia o risonanza emotiva con lui.
Se però accade qualcosa dentro di noi o fuori nel mondo, che ci fa spaventare, cioè avvertiamo una qualche minaccia di pericolo, allora immediatamente si attivano le fibre del Sistema simpatico adrenergiche, a conduzione veloce, che ci preparano all’attacco oppure alla fuga. Questo succede di fronte ad un pericolo esterno come per esempio un forte rumore inaspettato, trovarsi di fronte ad immagini o situazioni sconvolgenti, sciagure, ma anche per segnali interni come la paura di essere scoperti per una negligenza, il sentirsi in ritardo ad un appuntamento, il sentirsi esclusi dal gruppo, inadeguati di fronte ad un compito, ecc, ecc.
Infine si passa ad un funzionamento prevalentemente dorso-vagale quando il funzionamento simpatico fallisce. Allora come “ultima spiaggia” si scivola verso una modalità di sopravvivenza al minimo. Vuol dire che in questa condizione gli organi vitali ci permettono di stare in vita, con un dispendio minimo energetico, ma gli altri funzionamenti sia quello sociale che quello di attacco fuga sono inibiti.
Questa condizione viene sperimentata per esempio quando di fronte ad un problema o pericolo, abbiamo tentato in tutti i modi di combattere, ma non siamo riusciti a risolvere o a metterci in salvo, oppure quando la portata del pericolo è estrema. Allora subentra questa modalità arcaica che ci tiene in vita, ma senza investimenti su mobilizzazioni o benessere di sorta. Questa modalità dorso vagale rappresenta la resa, l’arrendersi di fronte al pericolo, il soccombere, e lo stato d’animo collegato è molto povero e rassegnato. Assomiglia ad una condizione di impotenza depressiva che ha i connotati di una ragnatela paralizzante da cui difficilmente si viene fuori. Dobbiamo ricordare che questo funzionamento ha una gradazione ovvero va da un minimo ad un massimo. Al massimo estremo l’organismo può mettere in atto mancamenti, amnesia, dissociazione mentale, vomito, svenimenti, morte apparente e infine la morte, mentre all’altro estremo troviamo anche solo una lieve sensazione di resa, associata spesso a sonno, sbadigli, stanchezza, apatia, indifferenza al mondo.
Da quanto detto è ovvio che lo status ottimale di funzionamento è quello ventro vagale. E’ come una specie di dono fatto ai mammiferi ed esclusivamente a loro nella scale evolutiva, dono che li mette in condizione di stare insieme e beneficiare felicemente della vicinanza reciproca e della sicurezza. Non dimentichiamo però che l’intero sistema è progettato per garantirci la sopravvivenza e il suo funzionamento armonico e gerarchico realizza in pieno questo scopo.
Una volta compresi questi tre modi di funzionamento, possiamo fare caso a dove noi ci troviamo di momento in momento, che cosa ci fa passare da una condizione all’altra e quali sono per noi i pattern caratteristici di funzionamento.
Possiamo anche imparare a spostarci da una parte all’altra del nostro SNA attraverso esercizi che ci faranno stare meglio

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